Misurare l’impronta ecologica di un evento per indirizzare le politiche di sostenibilità della comunicazione d’impresa è possibile. A partire dai dati e da un metodo che ribalta il greenwashing di cui il settore purtroppo è pervaso.

Nei quasi due anni di assessorato alla Transizione Ecologica sono stata invitata a centinaia di eventi, presentazioni, seminari, convegni, fiere, manifestazioni che parlavano di sostenibilità. Ed ogni volta che ne uscivo sentivo l’imbarazzo ed il disagio di provare a spiegare il senso vero della transizione ecologica, la sua ineluttabilità, il senso di responsabilità nei confronti delle future generazioni e sedere in posti e contesti che di sostenibile non avevano assolutamente nulla: dalla scelta della location alla provenienza dell’energia consumata per illuminarla, all’inefficienza nel riscaldarla o rinfrescarla, dalla inesistenza di raccolta differenziata al cibo non locale o di stagione, dall’allestimento agli sprechi di carta e materiali vari.

Se quindi le dichiarazioni roboanti di quegli eventi non corrispondono alla sostanza, il rischio è quello di scivolare nella pratica del greenwashing  , ossia di darsi una patina di società attenta all’ambiente anche se non è così.

Greenwashing è un termine ormai molto diffuso, perché l’attenzione sulle promesse non verificabili delle aziende riguardo l’impatto sul clima e sulla decarbonizzazione è sempre più alta.

In particolare, nei casi più frequenti di greenwashing, la comunicazione presenta le seguenti caratteristiche:   non vi sono informazioni o dati puntuali che supportino quanto dichiarato; le informazioni e i dati vengono dichiarati come certificati mentre invece non sono riconosciuti da organi autorevoli;   vengono enfatizzate delle singole caratteristiche di quanto comunicato; le informazioni sono generiche al punto da creare confusione nei consumatori; possono essere utilizzate etichette false o contraffatte; infine,   sono riportate affermazioni ambientali non vere.

Ho deciso quindi di unire la mia conoscenza delle tematiche ambientali con la serietà che metto sempre in quello che faccio e la mia passata esperienza di organizzatrice di grandi eventi per trovare un sistema per ridare coerenza e valore a quello che andavamo predicando in quegli eventi, presentazioni, seminari, convegni, fiere e manifestazioni che parlano di sostenibilità.

Proprio ad una di queste fiere ho conosciuto Ecosostenibile.eu   una start up innovativa che misura la sostenibilità  e unendo le nostre forze e le nostre ambizioni a migliorare davvero questo nostro mondo abbiamo scritto e fatto certificare una metodologia innovativa che misura l’impronta ambientale complessiva di un evento; è nata così   EV.E., EVenti Ecosostenibili.

La valutazione degli indicatori di performance di tale impronta ambientale analizzati con metodologia LCA (Life Cicle Assessment) attraverso algoritmi e AI garantisce trasparenza e reale affidabilità della sostenibilità dell’intera manifestazione.

EV.E digitalizza, pianifica e misura gli impatti ESG a 360° dell’evento attraverso moduli completamente custom e report certificabili da ente terzo garantendo una costante pianificazione e controllo relativamente ai KPIs definiti dall’utente.

E siamo gli unici in Italia che lo facciamo.

I dati così ottenuti possono essere anche portati dal committente in bilancio di sostenibilità, ovvero il documento di rendicontazione che sta progressivamente diventando obbligatorio per tutte le aziende attraverso cui l’impresa comunica la propria performance ESG e gli eventuali progressi effettuati in ambito ambientale, sociale e di governance.

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